A cura di Antonio Giarola
Juggling Magazine
14 ottobre 2021

IL CIRCO: MUSICA SENZA TEMPO

Dai tamburi dei saltimbanchi alle sinfonie del Salieri Circus Award

La nascita dell’International Salieri Circus Award, un nuovo festival competitivo che basa la sua “unicità” sulla musica classica obbligatoria quale accompagnamento dei numeri in competizione, ci stimola alcune riflessioni più ampie su questo tema complesso e avvincente.

In fondo il circo è parte integrante della memoria comune, ma dal punto di vista musicale è aggrappato a stereotipi per lo più cinematografici; si pensi ad esempio a 8 e mezzo e la Strada di Federico Fellini o ai vari colossal americani dove le marce di Fučík, Sousa e altri compositori, sono dominanti. Ma il circo, come forma inclusiva di spettacolo multidisciplinare ha poco più di 250 anni durante i quali, dal punto di vista estetico si è passati dal tardo barocco, e il romanticismo, alla musica “moderna” in tutte le sue sfaccettature etniche e culturali. E poiché alle arti circensi va riconosciuto il merito di ever espresso in ogni epoca una forte contemporaneità estetica, significa che ha sempre usufruito, come accompagnamento musicale, di ciò che era alla moda in quel momento e in quel luogo dal punto di vista dei repertori.

Non è possibile immaginare che il circo con la sua itineranza abbia sempre usufruito di un’orchestra, quando invece bisogna partire da semplici ma efficaci tamburi e di altri strumenti popolari a corda utilizzati dai saltimbanchi che in parte sono confluiti successivamente nel circo a seguito del decadimento della Commedia dell’Arte. Per poi aggiungere soprattutto gli strumenti a fiato di derivazione militare. Ovviamente la proporzione del capitale strumentale impiegato era direttamente proporzionale alla qualità del luogo di esibizione e della compagnia. Da un lato orchestre sempre più sofisticate nei teatri e circhi stabili, dall’altro situazioni minimaliste per spettacoli itineranti all’aperto o nei maneggi dove quasi sempre veniva ingaggiata una banda locale. Dunque è scontato supporre che le attività acrobatiche venissero semplicemente adattate ai repertori musicali delle varie orchestrine. L’utilizzo della musica avveniva secondo le modalità dei tempi musicali canonici, riportati in tutti i pentagrammi sottolineando andamento e velocità dei numeri.
Questo a voler generalizzare in rapporto ad uno spettacolo in realtà molto complesso, dove soprattutto i cavalli, i cani e tanti animali esotici ne hanno influenzato il repertorio.

Illustrazioni a cura dell'archivio CEDAC - © Tutti i Diritti Riservati.

Ma il circo ha avuto anche suoi compositori capaci di creare quella che comunemente era definita “musica popolare alla moda” e che nei grandi complessi americani si è tradotta soprattutto in marce, valzer e polke ma in quelli europei, specialmente di modello francese, vere e proprie colonne sonore per le pantomime originali ispirate a favole o romanzi, tanto di moda in tutto il 1800. In fondo era lo stesso criterio con cui allora si creavano opere liriche e di balletto in teatro e che spesso, se di moda, venivano riciclate al circo.
Dunque nel mondo circense la musica deve essere sempre di moda (il caso più recente è il film musicale The Greatest Showman di Michael Gracey la cui colonna sonora sta attualmente imperversando in molti complessi circensi di tutto il mondo) quando non diviene essa stessa una moda come nel caso delle principali produzioni del Cirque du Soleil (tra tutte basta ricordare Alegria).
Nel caso del Salieri Circus che però è un festival e nasce anche con delle dinamiche di promozione di Antonio Salieri, compositore del “700 sottovalutato ma che è stato maestro di Beethoven, Shubert e Lizst, è curioso constatare come la musica classica nel circo riesca ancora oggi a costituire una novità quando invece siamo consapevoli di come il circo se ne sia sempre nutrito, almeno sino alla prima metà del 1900.

In conclusione, in merito alla contemporaneità della musica per lo spettacolo circense forse dovremmo far tesoro di una celebre affermazione del compositore Peter Warlock:"la musica non è né moderna né antica: c'è tuttavia della buona o della cattiva musica, ma la data nella quale fu scritta non ha nessun significato. Le date ed i periodi storici hanno senso solo per gli studenti di storia della musica...tutta la musica antica è stata moderna al tempo in cui fu scritta...Tutta la buona musica, di qualsiasi periodo, è senza tempo. È oggi viva e significante come lo fu al tempo nella quale fu scritta..."

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